La dimensione relazionale negli EESS ignaziani

La dimensione relazionale

Negli esercizi ignaziani


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Percorso di integrazione psico-spirituale

17.05.2020



I Le relazioni umane

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato.

Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano.

Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli».

(Gv 15,1-8)


“Nell’imperativo rimanete in me è riassunta tutta la vita cristiana” (B. Maggioni).

Il verbo rimanere o dimorare indica l’identità del discepolo: il discepolo di Gesù non è colui che si limita a conoscere il suo insegnamento, ma è colui che rimane saldamente legato a lui in un rapporto di amore, in un radicale coinvolgimento di vita. Gesù non è un «guru» spirituale da ascoltare! Per essere cristiani occorre vivere insieme a lui. Si tratta di “fissare in lui la propria abitazione”, di dimorare nella sua parola, di abitare il suo amore. Così come quando amiamo una persona e non vogliamo dimenticare cosa ci ha detto, che gesti ha fatto per noi e li abitiamo nella memoria, nel cuore, nel vissuto quotidiano… allo stesso modo è “abitare in Gesù”.

Qualche nota introduttiva

  • La relazione cristiana è nella dinamica trinitaria
  • I due riferimenti sono l’Incarnazione e la Risurrezione
  • La vitalità di questo movimento è la vita nello Spirito.


Cosa è relazione?

Possiamo dire che la relazione esprime un legame tra due o più persone e rappresenta un aspetto fondamentale della nostra vita.

Naturalmente, a seconda del tipo di persona con cui entreremo in contatto, si costituirà una relazione peculiare, con delle caratteristiche precise definite da:

  • Il contesto
  • La natura del rapporto
  • La durata temporale di questo.

Ovviamente ciascuna persona coinvolta nella relazione attribuisce ad essa un significato soggettivo.

Allenandoci nella lettura dei rapporti interpersonali riusciremmo a carpirne le funzioni e le forme e ci stupiremmo di quante sfumature possa assumere la medesima relazione di fronte ad occhi diversi.

Una relazione non è statica ma è soggetta al cambiamento: le nuove esperienze, le emozioni e le rotture fanno sì che essa evolva o regredisca.

La relazione è il filo rosso conduttore che ci guida nel mondo e ci fa essere quel che siamo. Noi siamo le nostre relazioni.


Le relazioni negli Esercizi Ignaziani

In un corso di esercizi ignaziani possiamo individuare le seguenti relazioni:

  • Quella dell’esercitante con se stesso;
  • Quella della guida con se stessa;
  • Quella tra l’esercitante e Dio;
  • Quella tra l’esercitante e la guida;
  • Quella tra la guida e Dio
  • Quella tra l’esercitante e l’ambiente circostante
  • Quella tra la guida e l’ambiente circostante.
  • Della guida con equipe
  • Della guida con chi ha lasciato a casa
  • Dell’esercitante con chi ha lasciato a casa


Dinanzi alla complessità delle variabili è utile avere presenti alcuni «punti di osservazione» che presenterò senza entrare nei dettagli:


  1. Le persone anche nelle situazioni di forte conflitto intrapsichico hanno processi funzionali «liberi da conflitti».

La parte "libera da conflitti" è quella che si occupa, anche in situazioni di disagio emotivo, del rapporto con la realtà e dell'esecuzione delle funzioni psichiche di base:

• Cognitive:

1. Senso percezione (La percezione è il processo psichico che opera la sintesi dei dati sensoriali in forme dotate di significato);

2. Pensiero (designare tanto l’insieme dei fatti psichici quanto l’attività intellettuale-razionale dell’uomo);

3. Intelligenza (si intende quel processo mentale che permette di acquisire nuove idee e capacità che consentono di elaborare concetti e i dati dell'esperienza per risolvere in modo efficace diversi tipi di problemi);

4. Memoria (La memoria è la capacità dell'individuo di conservare tracce della propria esperienza passata e di servirsene per entrare in rapporto con la realtà presente e futura);

5. Linguaggio (Facoltà dell'uomo di comunicare ed esprimersi per mezzo di suoni articolati, organizzati in parole, atte a individuare immagini e a distinguere rapporti secondo convenzioni implicite, varie nel tempo e nello spazio);

6. Attenzione (L'attenzione è un processo cognitivo che permette di selezionare stimoli ambientali, ignorandone altri. È quel meccanismo in grado di selezionare le informazioni in ingresso in base allo loro rilevanza biologica e/o psicologica per l’individuo);

7. Coscienza (La coscienza viene spesso definita come la consapevolezza dell’individuo di stimoli esterni, provenienti quindi dall’ambiente, ed interni, ovvero sensazioni e pensieri; essa ha di conseguenza la duplice funzione di monitore tali stimoli, mettendone a fuoco alcuni ed ignorandone altri, e di pianificare le nostre azioni in base agli stimoli assimilati);

8. Dimensione spirituale-cognitiva

• Affettive:

9. Motivazione (Si intende una serie di processi coinvolti nella determinazione del comportamento, ovvero uno stato di attivazione interiore in virtù del quale un organismo intraprende una determinata azione);

10. Sentimenti, emozioni, affetti (Costituiscono il colorito soggettivo dei processi mentali in rapporto alla realtà vissuta, esterna ed interna).

11. Dimensione spirituale-affettiva

Nel tenere conto dell’area libera da conflitti dobbiamo necessariamente accennare ai meccanismi di difesa messi in atto per la gestione (o come conseguenza) del conflitto intrapsichico e delle istanze pulsionali.


Definizione di meccanismo di difesa

“Con il termine meccanismo di difesa ci riferiamo a un’operazione mentale che avviene per lo più in modo inconsapevole, la cui funzione è di proteggere l’individuo dal provare eccessiva ansia. […] tale ansia si manifesterebbe nel caso in cui l’individuo diventasse conscio di pensieri, impulsi o desideri inaccettabili. In una moderna concezione delle difese, una funzione ulteriore è la protezione del Sé – dell’autostima e, in casi estremi, dell’integrazione del Sé” (Cramer, 1998).


Elenco meccanismi di difesa

PRIMARIE

  • Scissione (L’individuo considera se stesso o gli altri come completamente buoni o cattivi; non integra le caratteristiche positive e negative di sé e degli altri in immagini coese; spesso la stessa persona viene alternativamente idealizzata e svalutata);
  • Identificazione proiettiva (Il soggetto proietta su qualcun altro un affetto o un impulso per lui inaccettabile come se fosse realmente l’altro ad aver dato vita a tale affetto o impulso.

Il soggetto, a differenza della proiezione, rimane pienamente consapevole di ciò che ha proiettato, ma lo interpreta erroneamente come reazione giustificabile nei confronti dell’altro.

Esempio. Pz: (in tono accusatorio) “Tutti voi strizzacervelli adorate starvene lì seduti a giudicare le persone, ma di quello che pensate non me ne frega niente!”

- Pz è ostile e critico

- Pz giustifica il proprio atteggiamento presumendo che il terapeuta sia giudicante nei propri confronti. Profezia che si auto-avvera: il terapeuta si sentirà ostile nei confronti del Pz);

  • Proiezione (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne attribuendo erroneamente ad altri i propri sentimenti, impulsi o pensieri non riconosciuti);
  • Diniego (Meccanismo di difesa che esclude, inconsapevolmente e involontariamente, dalla consapevolezza un certo aspetto disturbante della realtà, ossia si nega la realtà stessa della percezione. È una difesa primitiva, la quale opera contro l’esame di realtà e può portare al delirio. Se un adulto utilizza il diniego come difesa principale, ciò indica la presenza di un grave disturbo nella sua capacità di valutare la realtà o di una psicosi. Un esempio di diniego è quello in cui una persona, con una grave malattia letale, nega la sua morte imminente; oppure una vedova che, molti mesi dopo la morte del marito, continua ad apparecchiare per due. L’esperienza di queste persone è guidata dalla convinzione secondo cui se non lo riconosco non succede.);
  • Dissociazione (A livello patologico, rappresenta un meccanismo di difesa che consente di vivere due realtà contraddittorie senza avere la consapevolezza del contrasto, innescatosi solitamente dopo traumi come abusi, incidenti, lutti, maltrattamenti e abbandoni, che hanno avuto luogo principalmente in età infantile. A livello non patologico invece, rappresenta una normale funzione psichica della vita quotidiana, una strategia di adattamento, utile per ridurre l’ansia in condizioni di stress, nonché un metodo per alienarsi in condizioni piacevoli o rilassanti: siamo dissociati quando siamo immersi nella lettura di un buon libro, quando siamo al cinema e guardiamo un film interessante oppure quando guidiamo e, seguendo il flusso dei pensieri, arriviamo a destinazione senza sapere come);
  • Idealizzazione / Svalutazione (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne attribuendo caratteristiche esageratamente positive/ negative a sé stesso o agli altri);
  • Acting out (Comporta l’espressione di sentimenti, desideri o impulsi attraverso un comportamento incontrollato con apparente noncuranza delle possibili conseguenze a livello personale o sociale);
  • Onnipotenza (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne comportandosi come se fosse superiore agli altri, come se possedesse speciali poteri o capacità).


SECONDARIE

  • Spostamento (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne generalizzando o indirizzando su un oggetto, di solito meno minaccioso, un sentimento o una risposta primitivamente indirizzati ad un altro oggetto);
  • Intellettualizzazione (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne attraverso l’uso eccessivo del pensiero astratto per evitare di provare sentimenti che lo disturbano);
  • Isolamento (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne mostrandosi incapace di sperimentare contemporaneamente le componenti cognitive e quelle affettive di un’esperienza in quanto l’affetto è escluso dalla coscienza);
  • Razionalizzazione (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne escogitando spiegazioni rassicuranti o a lui utili, ma inesatte, per il comportamento proprio o altrui);
  • Negazione (L’individuo nega attivamente che un sentimento, una reazione comportamentale o un’intenzione sia stata o sia presente anche se la sua presenza è considerata più che probabile dall’osservatore);
  • Formazione reattiva (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne sostituendo i propri pensieri o sentimenti inaccettabili con comportamenti, pensieri o sentimenti diametralmente opposti);
  • Rimozione (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne tramite il non essere in grado di ricordare o il non essere cognitivamente consapevole di desideri, sentimenti, pensieri o esperienze disturbanti);
  • Annullamento retroattivo (L’individuo affronta conflitti emotivi e fonti di stress interne o esterne con un comportamento destinato a riparare simbolicamente o a negare precedenti pensieri, sentimenti o azioni);
  • Umorismo (uno dei più importanti fra i meccanismi di difesa maturi, funzione di un Io stabile, che permette la gestione delle comuni richieste pulsionali, favorisce l’adattamento alla realtà e protegge dalla patologia. Non a caso qui l’aggettivo “sana” precede la parola ironia: è fondamentale non confondere tale preziosa risorsa con la ridicolizzazione, la presa in giro, il sarcasmo, che non sono funzionali al benessere psicologico);
  • Repressione (È quel meccanismo di difesa che consiste nella decisione consapevole di "reprimere" la rappresentazione interna di un'esperienza angosciosa dal campo della coscienza. ... Dalle statistiche si è scoperto che l'evento più traumatizzante è lo stupro e le esperienze di morti improvvise di cui si sia testimoni);
  • Anticipazione (il soggetto affronta i conflitti emozionali o i fattori stressanti interni ed esterni vivendo reazioni emotive anticipate verso eventi che possono verificarsi nel futuro, oppure anticipando col pensiero le conseguenze di questi eventi);


B. La teoria delle relazioni oggettuali sostiene che le pulsioni emergono nel contesto di una relazione e non possono pertanto essere mai separate da esse: le relazioni interpersonali si trasformano in rappresentazioni interiorizzate di intere relazioni, non di un singolo oggetto o di una persona.Il conflitto inconscio, per questo approccio, non è semplicemente la lotta tra un impulso e una difesa come nel caso della psicologia dell’Io, ma è anche lo scontro tra coppie contrapposte di unità interne di relazioni oggettuali.


Alcune attenzioni da tenere presente:

- I meccanismo di difesa non sono nell’ambito morale (virtù/peccato) ma nell’ambito umano (essere sano/essere malato nei casi in cui indichino una personalità patologica) o in un ambito misto (spirituale e umano) ad esempio: desidero aiutare


ESERCIZIO PERSONALE


II Le relazioni come luogo delle presenza di Dio


Premessa

- Noi ci relazioniamo a Dio, per mezzo di Gesù, nello Spirito a partire dall’«immagine» (icona) di Dio che abbiamo internalizzato nella nostra vita: per esempio come Padre.

  • Nella relazione con l’altro ci relazioniamo con il Signore come, ad esempio, il Buon Samaritano;


Negli EESS ci sono «esercizi» di relazione non solo attiva e sul piano ontologico. Ad esempio:

  • Applicazione dei sensi
  • I colloqui con il Padre, il Figlio, la Madre.
  • Nella meditazione entriamo in relazione con il Signore coinvolgendo la memoria, l’intelletto, la volontà
  • Nella contemplazione entriamo in relazione con il Signore utilizzando maggiormente l’immaginazione e l’affettività.


Importanza di sapere integrare la dimensione spirituale con quella psicologica


II ESERCIZIO IN GRUPPO

  1. Condividere le emozioni provate nello svolgere personalmente l’esercizio precedente. Al termine del confronto che impressioni potete ricavarne?
  2. Quale ambito di domande ritenete opportune porvi e quale ambito ritenete opportuno?
  3. Quale obiettivo «spirituale» vi porreste con un esercitante come G.?
  4. Cosa fareste per realizzare l’obiettivo?